lunedì 4 aprile 2011

No, grazie.

Da tempo mi vedo costretto ad adottare questa secca, ma educata, risposta per eludere le opzioni che una società decadente sempre più spesso mi propone.
Mai più avrei pensato di doverlo scrivere a proposito dei sindacati, ma la lettera scritta dalla Rappresentanza Sindacale di una scuola di Genova, pubblicata sul [noto quotidiano locale] del 2 aprile 2011, chiarisce che molti sindacati non si occupano più di rivendicazioni contrattuali dei lavoratori nei confronti del datore di lavoro, finalizzate ad ottenere migliori condizioni di lavoro, di orario, di stipendio ecc., e quindi non si occupano più di quelle questioni per cui sono nati e per le quali sarebbero utili.
Al contrario, si occupano di "esprimere appoggio al Dirigente Scolastico", cioè al datore di lavoro, di "esprimere solidarietà alle colleghe che si trovano a dover lavorare in una situazione di tensione e turbamento": in pratica si occupano di "fare quadrato" non nei confronti del datore di lavoro (tale dovrebbe essere la funzione del sindacato), bensì insieme al datore di lavoro nei confronti dei cittadini che frusicono del servizio!
E il cittadino che fruisce del servizio, cioè, in questo caso, il bambino di otto anni disabile? a lui hanno manifestato solidarietà o appoggio? a lui, chi ci pensa?
Sindacati? se sono così, no grazie. A costo di essere definito reazionario.